19 mag 2015

19 maggio 2015 - Giorno 309- Mea culpa - Parte II

19 maggio 2015 -  Giorno 309 - Mea culpa - Parte II
Oggi sorrido ripensando a quella piccola donna dolcemente insicura. E a quell'uomo che celava le sue di insicurezze, dietro quotidiane critiche,  autoritarie si, ma al tempo stesso tenere. 

Solo che  allora io  non riuscivo a cogliere la differenza.

Mi sentivo costantemente sotto giudizio. Io ero sbagliata, senza alcun margine di errore. Cosi' ogni nuova alba ricominciava la sfida con me stessa: rimettermi in discussione . Per lui. Che mi feriva profondamente: con le parole quanto piu'  con i silenzi che seguivano .E silenziosi erano anche i gesti. Quelli che mi aspettavo. Ma non arrivavano mai.

Perche' io non li meritavo. E perche' lui non mi amava. Ma non mi amava perche' io non ero abbastanza.

Ci ho impiegato anni per uscire da questo circolo vizioso nel cui vortice a volte ho ancora l'impressione di essere risucchiata. E per comprendere che il giudizio degli altri e' importante nella misura in cui ci permette di confrontarci con noi stessi senza perdere il contatto con cio' che siamo e senza venir meno ai nostri principi o alle nostre verita' solo per compiacere chi abbiamo di fronte.

E allora io credevo di mettermi in discussione mentre  non facevo che battermi il petto e scusarmi con gli altri, ma prima di tutto con me stessa, per essere come ero. Perche' per una vita mi sono assunta la responsabilita' di errori mai commessi. In amore, come nelle amicizie e nella vita famigliare.

Sempre io a fare un passo indietro, oppure in avanti. Ma per paura. Di perdere le persone che amavo.

Negli ultimi anni di persone ne ho perse molte. Non sempre a ragione:  nè la mia, nè la loro.

Ma ho compreso che il mio dharma in questa vita si chiama PERDONO e che LASCIARE ANDARE è la via per la sua realizzazione insita nella stessa etimologia della parola

I primi che dobbiamo imparare a perdonare sono i nostri genitori perche' è all'interno del  nucleo famigliare che si formano i nostri schemi relazionali. E dopo aver perdonato loro, impariamo a perdonare noi stessi. Farlo con gli altri sarà una naturale conseguenza.

Perdonare e perdonarci  non significa  giustificare gli errori ( nè i nostri nè quelli altrui) nè tantomeno farci carico di responsabilità che non ci appartengono. Perdonare è accettare i nostri limiti e quelli delle persone che incontriamo. E' abdicare alla necessità di trovare a tutti i costi un colpevole.

Nel mio caso è stato soprattutto smettere di puntare il dito verso gli altri ,e al tempo stesso gettar via quel pugnale che rivolgevo verso me stessa in ogni occasione in cui vedevo coloro a cui volevo bene allontanarsi dalla mia vita.

Ora il momento in cui vanno via è quello in cui li amo di piu': faccio loro il dono della libertà e loro offrono a me la possibilità di mettermi davvero in discussione con l'unico scopo di essere per la mia stessa esistenza una persona migliore.

Perchè come lessi un giorno da qualche parte : "Il perdono e’un dono che non dà nulla, ma restituisce tutto".

K.





PERDONARE
E’ rinunciare al rancore nei confronti di chi ci ha ferito. 
Perdonare è rinunciare al bisogno di sentirsi dire ‘scusa’, nonostante le offese e le ingiurie subite . Perdonare è amare. E amare è perdonare. E tanto l’amore quanto il perdono non hanno bisogno ne’ di parole ne’ di gesti. Ma semplicemente di esistere. Perche’ il luogo migliore per perdonare è il proprio cuore.

Kshamati


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1 commento:

  1. una riflessione anche a me molto vicina.. e che illumina ancora di + la via verso la guarigione! grazie!

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