19 lug 2014

18 LUGLIO 2014 - GIORNO 4 - BATTUTE D'ARRESTO

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18 LUGLIO 2014
GIORNO 4
"BATTUTE DI ARRESTO"

Capita. Capita che dopo tre giorni di tentato entusiasmo sopraggiunga il panico. Capita di sentirsi completamente umani. Di guardarsi dentro, e attorno,  ed avere la voglia di gridare che fa tutto schifo. Gli affetti, il lavoro, la salute...tutto. E ci hai provato a condire le tue giornate con un pizzico di ottimismo. Per poi renderti conto che era un prodotto di pessima qualità. Uno scadente surrogato di sorrisi, di "andrà tutto bene", di "il tempo cura ogni ferita!". Il tempo non cura proprio nulla.  Un momento è un momento. Ci passi attraverso, distrutto a volte, ma ne esci, perchè è solo un momento. Ma anni.. gli anni sono anni e ti viene solo il desiderio di annunciare al mondo intero che ti sei rotta i coglioni di aspettare  che passi quello che tutti chiamano un momento. Anni. Per favore chiamateli anni. E rendetevi conto che se da un singolo momento ne puoi uscire distrutto, anni di sofferenza ti devastano l'anima, un pezzetto per volta. La corrodono e si nutrono della tua speranza. Fino a che la speranza cede il posto alla disperazione.  Il tempo è solo un tiranno. Detto popolare, ma grande verità. Verità per una donna  di 33 anni, come tante, come molte. Eppure ognuna di queste donne ha la sua storia. Il suo dolore da raccontare. Storie apparentemente banali. Comuni le chiamano. Ricordo tempo fa uno psicologo dal quale mi portò una cara amica con la scusa di accompagnarla, sperando potesse aiutarmi a superare il 'momento' difficile che stavo attraversando. Premetto che non ho una buona stima di questi medici. E il risultato di pochi minuti di conversazione è stato uscire da quella stanza con la mia idea su gli psicologi ancora peggiore di quella con cui ero entrata. " Sa signorina. Lei è una persona comune. Non mi sta dicendo nulla di speciale. E' il prototipo della trent'enne. E ormai alla sua età non c'è molto che si possa fare per smantellare certi schemi mentali". Sono una persona fondamentalmente educata. Ed ho un grande amore per la mia amica in cura da quest'uomo. Ho ringraziato, stretto la mano, e sono andata via. Ma dentro scoppiavo di rabbia e avrei tanto voluto inveirgli contro chiedendogli come ci si può permettere di giudicare senza sapere nulla, e dico nulla del male che mi porto dentro. E si. Sono una comune trentenne  alle prese con la classica crisi dell'orologio biologico.  Ma io non sono Michela, non sono Francesca, non sono Arianna. Non sono nessuna di queste o altri milioni di donne. Io ho la mia storia. I miei perchè che mi hanno condotto a vivere il clichè' del tempo che inesorabilmente passa senza concedere né tregue né sconti di pena. 
Ed oggi, in questo quarto giorno di quella che e' la storia d'amore piu' importante della mia vita, per dimostrarmi amore mi concedo il sacrosanto diritto di piangere. Si sfogarmi. Di disperarmi. Per Flavia e Gabriele che Dio solo sa se verranno mai al mondo. Per quell'uomo che ho amato disperatamente ed ora mi ignora  Per i sensi di colpa che nutro nei confronti di me stessa e di quell'uomo, che  non ho saputo proteggere e tenere al mio fianco. Contribuendo a trasformarlo in una specie di mostro senza pietà che gioca con i miei sentimenti consumando la sua vendetta. Ed io non so ribellarmi al sopruso. Mi concedo il diritto di piangere per questa acne che mi impedisce di guardarmi serenamente allo specchio senza provare disprezzo per quella che fino a poco tempo fa consideravo una splendida donna nei suoi anni migliori. Per la maschera che ogni mattina devo indossare dipingendo il mio volto per il timore che gli altri vedano chi sono veramente. Per la paura che un uomo mi accarezzi il viso nel terrore di un suo rifiuto per questo problema ancora una volta comune, ma per me insopportabile. Perche' mi impedisce di amarmi completamente.
E amarmi oggi è anche questo: arrendermi per un pò al mio dolore. Lasciare che scorra liberamente senza soffocarlo. Accettare le mie debolezze.
Perché riconoscersi è il primo passo per amarsi..e per guarire. 

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