26 dic 2014

26 DICEMBRE 2014 - GIORNO 164 - I STILL HAVEN'T FOUND WHAT I 'M LOOKING FOR






26 DICEMBRE 2014 - GIORNO 164 - I STILL HAVEN'T FOUND WHAT I 'M LOOKING FOR


Tre anni da sola possono sembrare molti....

Fanno fatica gli altri a comprendere le mie ragioni. E la verita' e' che in alcuni momenti,  io stessa faccio fatica ad accettarle. 

Perche' la nuova consapevolezza di cui oggi serenamente prendo atto, è che molte di quelle ragioni altro non erano che  alibi. Scuse con le quali ho  accarezzato l'anima  per confonderla. Bugie che ho raccontato a me, e agli altri, per mascherare la scomoda realta' di un cuore spaventato dall'amore.

Quei tre anni  pero' un senso ce l'hanno.  Ed anche  una data. Forse due. Una fine...ed un inizio. Anche se credo fermamente che nella la vita la parola inizio e la parola fine non esistano. Se non in una percezione terrena del tempo che sottrae alle nostre coscienze la bellezza del fluire ininterrotto dell'esistenza. 

18 maggio 2011 - L'inizio

Nascono Flavia e Gabriele. 
Tra il bianco e il nero di una chat. 
Nella nostra mente. 
E nei nostri spiriti intrecciati in un sogno che prende forma in parole ed emozioni inaspettate. E anche se quel sogno tra noi  resterà tale, quell'amore clandestino accende in me la speranza che la vita puo' ancora essere come io voglio che sia. Compagna, moglie...e madre. Istinti e desideri che con 'lui' avevo seppellito in un angolo recondito del cuore, con te hanno rivisto la luce. Per poco, ma abbastanza da arrivare alla fine. 

26 giugno 2011 - La fine

La lite, i silenzi, le lacrime. Io che in una valigia blu rinchiudo quei mille giorni di te e di me e varco la soglia di quella casa alla quale non sono mai appartenuta. Stavolta per sempre.

Lui ad aspettarmi in fondo alla via, per scortarmi lungo la strada di quello che credeva essere l'inizio del suo sogno dopo mesi di carezze rubate 

Io , sconfitta. 
Io che credevo di poter ricominciare. 
Io che tu sei stato il mio coraggio. 
Io che amavo ed amo te e quel tatuaggio scritto sulla sabbia.
Io che pur avendo trovato te, nell'amore non potevo piu' credere.
Io che per ritrovare me, ho abbandonato te.

L'ennesima fuga. 

Tre anni. Da allora sono passati piu' di tre anni. E solo oggi permetto che quegli alibi cadano e lascino  il posto a verita' temute eppure salvifiche.

Io da quel lontano sabato di giugno, pur rimanendo saldamente ancorata ai miei presunti desideri, ho trasformato la mia dolcezza in cinismo e il mio corpo in uno strumento di piacere fino a se stesso. 

Perche' in fondo, dopo aver trascorso gli ultimi anni della mia vita ad amare un uomo per il quale sembrava funzionare solo il sesso, mi ero convinta che il sesso fosse l'unica cosa che io potessi offrire ad un uomo. 
Eppure allora non lo capivo. 
E accusavo gli uomini, dai quali mi sentivo sedotta e abbandonata. 
Li giudicavo incapaci di assumersi la responsabilita' di un rapporto ed io mi sentivo sempre piu' frustrata e incompresa. Alla continua ricerca di cosa ci fosse in me di cosi' sbagliato. E probabilmente erano davvero cosi' gli uomini che ho incontrato. Cio' che non capivo è che ero io stessa ad attirarli nella mia vita..perche' la prima incapace di assumersi la responsabilita' di una relazione ero proprio io.

Ho confuso troppo spesso l'amore con la passione. Anche se con rabbia e al tempo stesso compassione per me stessa , posso forse dire che per anni io non ho provato ne l'uno ne l'altra. Mi illudevo che quegli uomini davvero mi amassero e che quegli orgasmi fossero parole d'amore. Fino a che il vuoto che ogni notte di piacere lasciava dentro di me, è diventato una voragine nella quale ho rischiato di cadere molte e molte volte. Fino a sentire che potevo e dovevo salvarmi. E che l'unico modo per farlo era di tornare a me stessa.

Avevo finalmente compreso che l'amore è il presupposto per il sesso... non il sesso il presupposto per l'amore. Per molti scontato. Non per me. Non allora.

Arrivare a questa consapevolezza mi è costato molto dolore. 
Scelte sbagliate, situazioni sbagliate, persone sbagliate. 
Ma soprattutto un modo sbagliato di inseguire i propri sogni. 
E il dubbio con il quale da settimane devo fare i conti, che siano proprio quei sogni ad essere sbagliati.

Ho vissuto per anni nel mito della donna che per sentirsi realizzata ha bisogno di vedersi moglie e madre. Ad un certo punto io non guardavo piu' chi davvero avevo davanti:  proiettavo su ogni uomo che incontravo questa frenesia, che mi rendo conto appartenere piu' alla societa' che a me. 

Io non nego la bellezza della maternita' o quanto amore possa esserci nella scelta di condividere la propria vita con qualcuno. 
Credo anzi  che per una donna tenere tra le braccia il proprio figlio ne  nutra l'anima per l'eternita' con la gioia incondizionata del dare:  perche' il dono piu' grande che si possa fare è quello della vita.
Cosi' come credo che incontrare l'altra meta' del cielo, provare la sensazione di non poter amare nessun altro che lei, sia la manifestazione piu' bella del miracolo dell'uno.

Quello che pero' finalmente ho compreso e' che queste sono solo possibilità. E probabilmente se per assurdo Dio un giorno mi chiedesse di scegliere , io tra le infinite possibilita' sceglierei queste due.
La bellezza della vita pero' risiede nei miracoli con cui puo' stupirti se resti aperto all'infinita bonta' della Natura, di cui fai parte e sei parte.

Per cui anche se quel desiderio è ancora in me, oggi non monopolizza piu' la mia vita. 
Mentre dopo aver passato anni a inseguire quella chimera,  tentando di plasmare gli uomini che incontravo su di essa, ho finalmente compreso  che nessun destino è preconfezionato. E che nel rapporto con l'altro, soprattutto se è l'amore cio' che cerchi,   non ci si puo' presentare con in mano un progetto e dire 'Ecco questo è cio' che voglio e tu devi realizzarlo'. 

La straordinarietà dell'amore, è scoprire l'amore stesso. E' desiderare di crescere accanto all'altro e insieme all'altro. E' conoscersi e capire se insieme si puo' intraprendere  il cammino e insieme, giorno dopo giorno, comprenderne e dipingerne  la meta. E lasciarsi liberi di andare se la felicita' è altrove.

'Io quello che sto cercando ancora non l'ho trovato'. Forse perche' in fondo devo ancora scoprirlo. So che l'attaccamento ostinato ad un obiettivo , almeno per la mia esperienza, si nutre della tua energia 
fino a consumarti l'anima. Perche' invece di godersi il viaggio e realmente capire se la strada che si sta percorrendo è quella della nostra realizzazione, ci si strugge per arrivare ad una meta che forse nemmeno ci appartiene. Rimanendo chiusi alle opportunita' che la vita nel frattempo ci offre.

Per questo io da oggi scelgo di vivere  la vita come farebbe un cieco: attraverso gli odori, i sapori, i profumi, il vento, le voci, la musica , le mani, la pelle, le labbra.... 

Perche' solo cosi' posso capire il valore dell'esistenza: guardando la vita con gli occhi del cuore.








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